Spettacolo Teatrale “Labirinto della Memoria”

Il 25 Marzo a Ponticelli (NA) durante il Convegno Finale DiScoBull, andrà in scena lo spettacolo teatrale “Labirinto della Memoria” dei ragazzi dell’Istituto “Panella-Vallauri” di Reggio Calabria.

Non vediamo l’ora di vedere l’esibizione dei nostri attori! 🙂

discobull

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Peer Education ben riuscita all’Istituto “Pertini-Santoni” di Crotone!

Dallo scorso anno è in corso a Crotone la Peer Education. I 16 Peer, selezionati nelle classi terze, hanno seguito un percorso di formazione, condotto dalla Dott.ssa Alessandra Siniscalchi e dalla Dott.ssa katia Lupia con la preziosa collaborazione ed il supporto della docente referente, la Professoressa Patrizia Rizzitelli.

Degli studenti formati, ben 7 Peer, Iolanda Calabrese, Kevin Adamo , Federica Zizza, Andrea Bartolotta, Alessandra Gallina, Dominika Kostecka e Maria Villirillo (sotto la continua formazione e supervisione delle psicologhe responsabili del progetto, che hanno fermamente creduto nelle loro capacità) sono scesi letteralmente in campo con il Progetto Accoglienza, conducendo tre incontri in due classi prime: la 1^ A dell’Istituto “Pertini” e la 1^ C dell’Istituto “Santoni”. Complimenti ragazzi!

Leggiamo alcuni estratti delle loro osservazioni.

“Parte del 1° incontro si è basato innanzitutto sulla presentazione del progetto Di.Sco.Bull ai ragazzi, sulla scoperta della partecipazione attiva o meno di ogni ragazzo all’interno della classe e sulla speranza di una migliore unione tra i componenti della classe stessa affinché imparassero a conoscersi e a rispettarsi l’un l’altro.”

“Come prima cosa abbiamo introdotto e spiegato il progetto, successivamente ci siamo presentati, descrivendo il nostro passaggio dalle scuole medie a quelle superiori, dando un colore che lo rappresentasse.”

“Nel fare questa attività ci siamo sentiti bene e ci siamo voluti mettere in gioco. Al primo incontro due di noi erano un po’ in tensione prima di iniziare, ma nonostante questo, e alcune iniziali difficoltà nel gestire i ragazzi, siamo stati “attivi” nell’intervenire: crediamo di essercela cavata più che bene.”

“Inoltre ora capiamo meglio quello che succede nelle nostre classi, riusciamo a vedere le cose in maniera diversa rispetto a prima.”

“Tra i nostri obbiettivi vi era sicuramente quello di familiarizzare con i concetti di rispetto, di tolleranza e di fiducia, ma anche quello di esplorare con attività varie e divertenti le potenzialità ed i punti di debolezza presenti nei gruppo-classe.”

“Abbiamo visto con i loro occhi i loro problemi, ci siamo rispecchiati in loro, rivedendoci qualche anno fa: ciò ci ha permesso di riconoscere benissimo le loro ansie e le loro paure ed è per questo che vogliamo dare loro il buon esempio, spronandoli ad imparare ad affrontare le difficoltà e offrendo il nostro aiuto sia scolastico che psicologico.”

“Dal canto nostro, anche noi Peer Educator ci sentiamo molto soddisfatti del lavoro svolto, poiché oltre ad essere riusciti a conoscere queste classi individuando i loro punti di forza e di debolezza, abbiamo spronato i ragazzi a conoscersi meglio, ed ad essere dei soggetti attivi nel cambiare le cose, le loro cose. Siamo riusciti a instaurare un rapporto di fiducia con le classi prime, sperando che le nostre attività e i nostri consigli gli siano utili per crescere insieme nel migliore dei modi.”

“Quest’esperienza insieme ai ragazzi di prima ci ha permesso di conoscerli meglio e ha spronato loro a tal punto da non fargli veder l’ora di reincontrarci, ne sono una testimonianza sia i loro diversi messaggi di posta su internet da noi ricevuti e sia un bel cartellone – appeso in classe – con scritto il titolo scelto la volta precedente “UNITI PER CASO”, il quale ci ha molto stupiti e al contempo estasiati; ci ha fatto inoltre capire non solo quanto fossero entusiasti i ragazzi ma anche quanto è gratificante per noi la loro gioia, capace di ripagare il nostro impegno.”

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Concorso di poesia…

Ecco la Poesia vincitrice del concorso che si è tenuto durante il DiScoBullDay all’Istituto “Da Vinci-Majorana” di Mola di Bari.

VIAGGIATORI

Piedi
Che calzano passi
Occhi
Che guardano pensieri
Mani
Che li rendono veri
I sogni
Si mescolano
Le strade si incrociano
Orma sulle orme
Infiniti fili
Che si intrecciano
Si annodano
Procedono deviando
Molti continuano assieme
Dritti fino alla meta
Senza cambiare direzione
Come treni su binari
Senza neanche una stazione
Ed ognuno è di un colore
Ed ognuno ha un obiettivo
Fanno parte di un tessuto
Senza trama e senza ordito
Senza forma
Taglia
Marca
O firma
Solo infinite sfumature
Sulla pelle
Di infiniti viaggiatori
Tutti uguali
Eppur diversi
Alcuni insicuri
Alcuni persi
Ma sono fratelli
Che si aiutano l’un l’altro
Sono uomini che intessono
Un’unica bandiera
Quella dell’amicizia
Che tutti schiera

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DiScoBull Day in Puglia

L’amicizia: questo il tema dominante del DiScoBull Day che si terrà Sabato 22 dicembre a Mola di Bari presso l’Istituto “Da Vinci-Majorana”. L’iniziativa, promossa dai peer educator, coordinati da Lucia Elia, dalla Preside e da alcuni docenti che hanno partecipato alla formazione sempre nell’ambito della peer education, si articolerà in un doppio concorso (fotografico e slogan) sul tema dell’amicizia.
Parteciperanno tutti gli studenti della scuola e il materiale raccolto sarà valutato da un gruppo di docenti e dagli stessi peer educator.
I primi tre classificati per ogni concorso saranno premiati durante l’assemblea di Istituto di Natale prevista proprio per il giorno 22 dicembre p.v. in cui i peer educator avranno il ruolo, oltre che di vagliare i lavori pervenuti, anche di predisporre l’allestimento permanente di tutto il materiale raccolto.
L’Istituto sarà così impreziosito dai lavori di tutti i partecipanti: cartelloni e colori sono stati distribuiti dalla Preside ai ragazzi per dare sfogo a tutta la loro creatività. Verrà inoltre allestita una vera e propria mostra fotografica con le foto scattate!
La “Commissione di valutazione” è in attesa di raccogliere tutti i contributi. Non nascondiamo la nostra curiosità: stupiteci ragazzi…
… e Buon DiScoBull Day!

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“Chi ben comincia è a metà dell’opera”: accoglienza ben riuscita al Gorjux-Tridente di Bari

Quale migliore modo di iniziare l’anno scolastico per i ragazzi delle prime classi, se non quello di farsi accompagnare dai nostri peer educator? Iniziare una nuova esperienza, sapendo di poter contare sulla presenza e il sostegno dei ragazzi più grandi è il primo passo per ambientarsi, integrarsi al meglio, chiarire ogni dubbio, rendere più leggero il difficile passaggio dalla scuola media alla scuola superiore… Questo il compito dei nostri peer educator, dall’accoglienza all’ingresso di studenti e genitori, all’accompagnamento nell’auditorium e alla visita dell’Istituto. Giulia Abruzzese, Psicologa al “Gorjux-Tridente” di Bari, ha descritto per noi questo momento.

Mercoledì 12 settembre è iniziato l’anno scolastico per i ragazzi delle prime classi dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore Gorjux-Tridente di Bari;  in prima mattinata gli studenti si sono radunati nel cortile della scuola, in attesa di sapere a quale classe sarebbero stati destinati.

Chi ci è già passato ricorda nitidamente quali paure, aspettative, timori, dubbi e curiosità si nutrano in quei momenti.

Partendo da questa piccola riflessione alcuni ragazzi più grandi, coinvolti nel progetto sulla peer-education, quest’anno hanno risposto ai bisogni dei loro compagni più piccoli organizzando e gestendo, con l’ausilio di alcuni docenti, le attività di accoglienza svolte il primo giorno di scuola.

Sono stati infatti gli stessi studenti a dare il benvenuto ai nuovi, ad accompagnarli in auditorium dove la dirigente ha presentato la scuola e le sue attività; la giornata è proseguita con un giro nella scuola e con l’accompagnamento di ciascuna classe nella propria aula dove i peer hanno risposto alle domande rivolte dai loro compagni più piccoli.

L’intera attività  è stata svolta in maniera egregia dai ragazzi, ed ha rappresentato un primo momento di concretizzazione del loro ruolo all’interno della scuola e un modo cordiale per entrare in relazione con gli studenti più piccoli e cominciare ad essere considerati dai propri compagni possibili punti di riferimento.

Giulia Abruzzese

Psicologa all’Istituto “Gorjux-Tridente” di Bari

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DiScoBull: un’esperienza indimenticabile!

Devo dire che fu uno strano incontro quello con il laboratorio di socializzazione “Io e la mia scuola” facente parte del progetto “DiScoBull” ma soprattutto fu amore a prima vista. Ricordo ancora quando la professoressa entrò nella mia classe nominando me ed alcuni miei compagni. Inizialmente cestinai subito l’idea di partecipare a quel laboratorio, poi, incalzato dalle parole dell’insegnante decisi di aderire, effettivamente anche un po’ controvoglia. Arrivato il giorno del primo incontro mi dissi “un punto di credito è sempre un punto di credito”, così, stanco dopo 6 ore buone di scuola entrai in aula magna. Subito vidi alcuni visi familiari ed intravista la possibilità di passare qualche ora chiacchierando mi presi d’animo, mi presentai alla sociologa, mi sedetti ed ascoltai… Dieci minuti dopo ero li, a dibattere animatamente (ma sempre in modo educato), sui problemi della scuola, su come poterli risolvere, del rapporto insegnanti-studenti e su molto altro. Se il mio incontro con Discobull fu frutto della necessità del punto di credito, la passione e l’amore per ciò che facevamo furono genuini. Incontro dopo incontro mi sentivo sempre più parte di un gruppo e strinsi anche parecchie amicizie. Potersi confrontare, non solo con i miei compagni, ma anche con professori e professionisti fu un’esperienza del tutto nuova, poter parlare delle pecche dell’Istituto in confidenza ed in piena serietà fu fantastico. Dopo 3 o 4 incontri (di cui non me ne persi neanche uno), arrivò il giorno di adempiere al proprio dovere. Fummo divisi in due gruppi, quello che scelsi io fu incaricato di intervistare professori, preside e personale ATA, utilizzando domande formulate da noi stessi ed a volte migliorate con l’aiuto della sociologa Viviana Frisina. Il secondo gruppo ebbe il compito di somministrare un questionario ad alcuni studenti dell’Istituto. Inutile dire che intervistare professori e calarsi nel ruolo del giornalista fu un’esperienza memorabile, conservo ancora tutte le brutte delle mie interviste. Ora che questa piccola avventura è finita ammetto di rammaricarmi non poco, spero però che mi capiterà ancora la possibilità di prendere parte ad un’iniziativa del genere e soprattutto, spero che quello che noi ragazzi abbiamo fatto, rimboccandoci le maniche e sacrificando parte del nostro tempo libero, sia servito a qualcosa.

Pasquale Sgrò
III AH – I.T.I.S “A. Panella” RC

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Istituto tecnico statale commerciale geometra e turismo Duca Abruzzi

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L’Istituto che frequentiamo consente agli studenti di accedere ad una diversificata offerta formativa, gli indirizzi presenti all’interno dello stesso sono:

– Commerciale

– Geometra

– Turismo

Da prossimo anno scolastico si aggiungerà anche l’indirizzo “scientifico opzioni scienze applicate”. Così facendo, L’I.T.C.G.T. Duca Abruzzi, si appresta a completare e ad implementare il proprio POF.

Il nostro Istituto è situato nel quartiere Montepellegrino; esso è collegato, alla città tramite METRO (Stazione Imperatore Federico) e tramite autobus, ed alla periferia tramite collegamento SICILBUS e AST. La struttura scolastica è di fine anni ’70, presenta cinque piani fuori terra. Al primo ed al secondo piano sono situate le aule, dal terzo al quinto svariati laboratori che consentono agli studenti di ampliare le proprie conoscenze in ambito tecnico e pratico. E’, inoltre, presente un’aula teatro con circa 300 posti a sedere, una palestra scoperta ed una coperta.

La popolazione scolastica che conta l’Istituto Duca Abruzzi è di circa 600 studenti.

Il Piano dell’Offerta Formativa offre agli iscritti numerosi corsi e attività.

 

 

Barocchieri Giuseppe (Fotografie Scuola)

Torregrossa Carmelo (Raccolta dati scuola)

Inzerillo Francesco Paolo (Preparazione Articolo)

Marco Alessandra (Preparazione Articolo)

 

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L’Istituto Panella sotto i riflettori. Parlano gli studenti.

Risale al mese di marzo, l’episodio di bullismo che si è verificato all’Istituto Industriale “Panella” di Reggio Calabria. Secondo quanto riportato dalle testate giornalistiche locali, tre studenti della scuola sono ritenuti responsabili di ripetute molestie nei confronti di due compagne. Il caso, sottoposto a un notevole ingigantimento mediatico, si è ora ridimensionato grazie all’intervento delle Istituzioni, del Dirigente Scolastico Luciano Nunnari e degli studenti stessi. Qui di seguito riportiamo una lettera scritta dai ragazzi, nell’ambito delle attività di peer education previste dal Progetto Di.Sco.Bull. Dalle loro parole traspare nitido l’impegno della collettività scolastica a proseguire lo sforzo portato avanti sinora per mantenere l’episodio un fatto assolutamente isolato e straordinario.

“Fa impressione svegliarsi una mattina e scoprire che la tua scuola è diventata un caso cittadino. E’ faticoso sapere che il posto da noi più frequentato è teatro di oscenità così come viene riportato dai giornali.
Oggi ci siamo dovuti, improvvisamente, caricare sulle spalle il peso di una vergogna collettiva. Se oggi abbiamo imparato qualcosa è che le azioni di pochi possono compromettere la collettività scolastica.
Le situazioni spiacevoli a cui si fa riferimento mostrano una scuola gretta e incivile, regalando alla città un’immagine alquanto grottesca, lontana dalla realtà.
Per noi ragazzi che frequentiamo la scuola da quattro o cinque anni, è avvilente prendere atto di come gli sforzi fatti negli anni per rendere più vivibile il contesto scolastico siano stati vanificati da episodi di questo genere.
Ci fa rabbia, da studenti impegnati, che una scuola che da anni ha un’offerta formativa tra le più varie in città, debba essere sbattuta sul giornale per situazioni spiacevoli.
Chiediamo: quale altra scuola avrebbe reagito in maniera così tempestiva ad una situazione così complessa? Proprio quest’anno ha avuto inizio il progetto Di.Sco. Bull. contro il bullismo e la dispersione, con una serie di iniziative che l’Istituto ha sostenuto e incoraggiato. Da ragazzi partecipanti a questo progetto confidiamo che nel futuro riusciremo a prevenire questo genere di atteggiamenti, purtroppo largamente diffusi, seppure in maniera minore e meno violenta, tra tutti i giovani.
Mentiremmo se dicessimo che la nostra scuola è perfetta, ma possiamo dire con certezza che certi comportamenti non sono ben accetti né dalle istituzioni scolastiche (preside, docenti e tutto il personale della scuola) né dalla maggior parte degli studenti che, anzi, si stringe attorno alle nostre ragazze e a tutti coloro che, per un motivo o per un altro, sono oggetto di scherno. Non dimentichiamo però che, nonostante molti abbiano avuto reazioni di sdegno, sicuramente giustificate, nell’apprendere la notizia, gran parte della città, fuori e dentro la scuola, reagisce in un determinato modo quando si parla di una ragazza che frequenta il Panella.
Diciamola tutta: chi con un sorriso beffardo, chi con qualche battutina, lascia intendere che una ragazza che frequenta questa scuola sia una poco di buono, come se frequentare una scuola al 98% maschile sia sintomo di frivolezza e superficialità per una ragazza. Quindi invitiamo i nostri concittadini ed i nostri compagni di scuola a cambiare innanzitutto la loro idea sulle “nostre” studentesse e ad entrare nell’ottica che se vogliamo davvero cambiare qualcosa e prendere le distanze dobbiamo farlo in toto e sempre e non solo quando accadono fatti spiacevoli. Allora vorremmo che si evitasse di chiedere sempre e comunque ad uno studente del Panella “Ma quante ragazze frequentano la scuola?” come se fossero una qualche rarità o, peggio, un fenomeno da baraccone e vorremmo che le stesse reazioni di sdegno avute di fronte ai fatti recenti si abbiano anche quando qualcuno giudica una ragazza per il semplice fatto di aver scelto questa scuola.”

Simone Condemi
Marco Morabito
Andrea Siclari
Luca Falzea

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Paura, vergogna o cosa? Vita.

Vedere un film come le “Chiavi di casa” a scuola non è il massimo. E’ un film bello, ma pesante e seguirlo come si dovrebbe quando si hanno accanto i propri compagni e soprattutto dopo cinque ore di scuola è difficile. Però mi ha dato comunque modo di pensare e la discussione dopo il film mi ha fatto venire in mente un bel po’ di cose mentre tornavo a casa. Innanzitutto, anche se ho riso dell’incoerenza di chi ha affermato che “un figlio bisogna tenerlo così com’è” salvo poi far marcia indietro alla domanda “e se tuo figlio fosse omosessuale?”, mi sono reso conto che anche io non sono da meno. Ho notato, infatti, che anche io tendo a fare due pesi e due misure quando si parla di ragazzi disabili. Il film parlava di un padre che aveva abbandonato il figlio perché malforme ed io non me la sentirei di biasimare un genitore che non ha la forza di prendersi cura di un figlio così. Però, mi sono chiesto come avrei reagito io se, dopo il mio coming out, mia madre mi avesse detto: “No, scusa ma con tutta questa storia dell’omofobia e della mancanza dei diritti non me la sento proprio di occuparmi di un figlio gay. Ora per favore scendi dalla macchina e vai via”, di certo non l’avrei né giustificata né tanto meno considerata una buona madre. Certo sono due situazioni diverse, ma si parla sempre di genitori che abbandonano i figli perché incapaci di prendersene cura. Io non amo prendere prese di posizioni drastiche su temi così delicati, perché ogni caso è a se stante in queste situazioni e non si può generalizzare. Però credo si possa dire che abbandonare un figlio è sbagliato in ogni caso e che essere bravi genitori vuol dire anche sapersi adattare alle esigenze del proprio figlio. Seguendo questi ragionamenti sono arrivato anche a pensare a Salvatore. Chi frequenta il Panella, che sia uno studente, un membro del personale ATA o un docente difficilmente non lo conosce. Salvatore è simpatico, gentile, socievole con tutti e sta su una sedia a rotelle. La prima volta che l’ho incontrato due anni fa avevo paura, una paura irrazionale ma non per questo meno forte e soprattutto ho provato un grande senso di vergogna. Mi rendevo conto che se io cammino sulle mie gambe, mentre lui sta su una sedia a rotelle è solo per un capriccio del destino e quindi quasi mi vergognavo di essere stato più fortunato. Con il passare del tempo, conoscendolo meglio è cambiato tutto. Salvatore, gradualmente, ha smesso di essere il “ragazzo sulla sedia a rotelle” ed è diventato per me solo Salvatore, un mio amico. Se qualcuno mi chiedesse se la sua vita vale la pena di essere vissuta o se vale meno di quella di un normodotato, probabilmente mi arrabbierei. Mi arrabbierei perché Salvatore è Salvatore, non uno sconosciuto sulla sedia a rotelle o con qualche grave deformità, quindi lui non si trova (almeno ai miei occhi) nel cerchio dei “poveri ragazzi disabili”. Oggi mi sono reso conto che anche tra Salvatore ed un qualsiasi ragazzo nelle sue condizioni io faccio delle differenze, differenze che non dovrei fare. Mi capita spesso di pensare a tutto ciò che io posso fare e Salvatore ed i ragazzi come lui invece non faranno mai, al fatto che non potranno mai avere una vita normale, ma solo oggi mi sono chiesto se una vita normale, per come la intendo io almeno, sia poi così importante. Per esempio Salvatore è contento se lo porto a fare un giro per la scuola, è contento se può venire a trovare me o qualche altro amico in classe ed è contento di stare con la signora del terzo piano durante l’intervallo: insomma riesce a godere delle piccole cose molto più di me e tanti altri e questa è una dote che gli invidio. Lui riesce a dare valore alla sua vita molto più di quanto riesca a farlo io. E’ un ragazzo capace di dire chiaramente “ti voglio bene” ad un suo amico, con una sincerità disarmante ed è impossibile non ricambiare quando ti dice una cosa così. Quindi, per tornare alla domanda di prima, piuttosto che chiedersi se una vita come quella di Salvatore o di altri ragazzi come lui valga la pena di essere vissuta, bisognerebbe chiedersi se il possessore della vita in questione ritenga che valga la pena vivere, bisognerebbe cioè dare a tutti la possibilità di autodeterminarsi. Sono arrivato alla conclusione che ogni vita può avere un valore e che sta a noi dare un senso al nostro quotidiano e soprattutto che non bisogna dare per scontato che un ragazzo più sfortunato di noi per qualsiasi motivo sia incapace di dare un senso più alto alla propria vita.

                                                                                                                 Luca Falzea
I.T.I.S. Panella – Reggio Calabria

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